L’Estonia sta cambiando orientamento sulle criptovalute? Come è ormai noto, l’Estonia aveva addirittura preannunciato la sua intenzione di varare una criptovaluta di Stato , alla fine del 2017, avendo cura però di incardinare il progetto in un quadro di assoluta sicurezza, in base al quale l’Estcoin avrebbe agganciato la sua quotazione al valore dell’euro, in modo tale da conferirle stabilità ed evitare le eccessive fluttuazioni di prezzo che caratterizzano solitamente gli asset criptati.
Dopo questo annuncio, che aveva destato notevole scalpore, l’Estonia ha però iniziato una fase di ripensamento abbastanza profonda, sfociata nella rinuncia al progetto di pochi mesi dopo.
Una decisione arrivata a seguito delle parole pronunciate da Mario Draghi, con le quali il governatore della Banca Centrale Europea aveva inteso richiamare il Paese baltico al rispetto dei patti internazionali siglati con la sua entrata nell’area euro, in particolare quelli che vietano agli stati membri di emettere moneta, sia essa fisica o virtuale. Una dichiarazione che aveva trovato l’appoggio di Ardo Hansson, Presidente della Banca Centrale Estone e l’avallo di Siim Sikkut, il responsabile della strategia IT nazionale, il quale non aveva esitato a dichiarare chiuso il progetto.
Ottenere una licenza Crypto in Estonia sarà molto più complicato
Il comunicato stampa emesso il 16 maggio dalla società di consulenza estone Eesti, sembra però andare ancora oltre gli eventi del 2018, ovvero in direzione di un notevole inasprimento del quadro in cui dovrebbero operare le aziende interessate agli asset digitali.
Secondo questo comunicato, infatti, il procedimento teso all’ottenimento di una licenza crypto in Estonia sarebbe diventato notevolmente più complesso rispetto al recente passato. A renderlo tale sarebbe in particolare il provvedimento adottato il 3 maggio, con il quale il Ministero delle Finanze ha deciso di introdurre una serie di modifiche al processo di rilascio delle licenze.
In particolare il nuovo regolamento va ad aggiungere un obbligo formale numerato, allunga i tempi di elaborazione da trenta a novanta giorni e stabilisce l’obbligo di dover incorporare una società o una divisione in Estonia per poter portare avanti un progetto di questo genere sul suolo del Paese baltico. Anche l’indirizzo della sede legale e il consiglio di amministrazione devono ora essere situati all’interno dei confini nazionali, mentre la tassa statale per l’emissione della licenza è stata portata da 345 a 3.330 euro.
La ratio del provvedimento
E’ stato proprio il ministro delle Finanze estone, Martin Helme, a rivelare le ragioni che hanno spinto il governo di cui fa parte alle modifiche, affermando che proprio quanto accaduto nel mondo bancario, ove i mancati controlli hanno avuto riflessi drammatici sulla tenuta del sistema, ha spinto i vertici politici del Paese a prendere atto della lezione. Secondo Helme è del tutto evidente che i rischi internazionali devono essere affrontati in modo da non provocare nuove crisi e tra di essi proprio quello legato alle divise virtuali deve essere considerato al momento uno dei maggiori in assoluto. Proprio Eesti, a margine del suo comunicato stampa, ha affermato che il nuovo sistema di regole renderà abbastanza complicato l’ottenimento di una licenza crypto. Inoltre chi attualmente ne detiene una dovrà mettersi in linea coi requisiti indicati dalla nuova normativa entro e non oltre la fine dell’anno, perdendo in caso contrario il permesso già ottenuto.
Un mutamento radicale
Secondo gli osservatori si tratta di un mutamento radicale di posizione, del resto non sorprendente alla luce della rinuncia ad Estcoin, la divisa virtuale annunciata nel 2017.
Se sino ad allora l’Estonia era considerato uno dei Paesi più accoglienti per l’economia virtuale e gli asset digitali, grazie soprattutto all’iniziativa e-residency, la quale consentiva agli imprenditori attivi nell’ambito delle criptovalute di assumere la cittadinanza “virtuale” dell’Estonia e, in quanto tali, avere diritto a diversi incentivi fiscali, il mutamento era ormai ampiamente previsto. A prefigurarlo era stato in particolare l’annuncio del Ministero delle Finanze estone relativo all’intenzione di aggiungere alcuni emendamenti alla legge di bilancio approvata di recente, in maniera tale da predisporre una serie di paletti in cui si dovranno muovere tutte le aziende che fanno riferimento all’industria delle monete digitali.
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